by Redazione | 11 April 2024 | Articoli, Blog, Eventi
Un aspetto fondamentale della Sostenibilità d’impresa è sicuramente quello energetico: ridurre i consumi e le emissioni di carbonio nell’atmosfera rientra negli obiettivi dell’Unione Europea, anche a breve termine. Non mancano le opportunità tecnologiche per effettuare una transizione di massa verso metodi più sostenibili di produzione dell’energia e di riduzione del fabbisogno energetico, e naturalmente ogni distretto industriale va coinvolto nel cambiamento. Inoltre, gli incentivi a supporto di questo processo sono notevoli.
A descrivere l’intero scenario, da diversi punti di vista (politico, imprenditoriale, normativo, sociale, tecnologico e di ricerca) ci hanno pensato i relatori dell’incontro “Transizione energetica in Veneto: scenari e opportunità”, svoltosi martedì 9 aprile 2024 presso la Heritage Tower di Marghera (Ve) nell’ambito del format “Dialoghi per l’Innovazione” organizzato dall’Assessorato allo sviluppo economico ed energia della Regione Veneto, tra cui l’Assessore Roberto Marcato in persona e il Direttore Area politiche economiche, capitale umano e programmazione comunitaria, Santo Romano.
Qui la lista completa dei relatori:
Si è cercato di fornire un quadro generale relativamente ai vari aspetti della transizione energetica rilevanti per imprese ed enti pubblici, tra cui l’aspetto riguardante le iniziative europee e nazionali finalizzate al raggiungimento di obiettivi (quantitativi e qualitativi) di consumo di energia a breve e medio termine, con annessi incentivi economici, e l’aspetto tecnologico, anche in termini di fattibilità immediata; sono stati inoltre presentati alcuni casi imprenditoriali e di ricerca reali, grazie ad alcuni ospiti che hanno condiviso le loro storie di successo e la loro esperienza sul campo durante la “tavola rotonda” finale.
A livello di piani in essere ed incentivi, il piano FESR 21-27 prevede ingenti sovvenzioni con le quali intende coinvolgere un sempre maggior numero di imprese ed attrarre investimenti in tecnologie “verdi”, quali ad esempio:
- 129 Mln € per migliorare l’efficienza energetica nel comparto industriale e nel settore pubblico, e per la creazione di comunità energetiche digitali (FESR priorità 2);
- 85 Mln € per organismi di ricerca (ODR) ed attività di Ricerca e Sviluppo (R&S); 30 Mln € per le attività di ricerca delle PMI; 15 Mln € per le reti d’impresa (RIR); 15 Mln € a supporto delle infrastrutture di ricerca e 10 Mln € per i progetti di eccellenza in ambito energetico (FESR priorità 1);
- 240 Mln € di strumenti finanziari a supporto delle imprese, di cui 56 milioni dal Fondo Veneto Energia, 46,7 milioni dal Fondo Ricerca Sviluppo e Innovazione e 138 milioni dal Fondo Competitività.
Le linee direttive per gli interventi provengono dagli accordi presi dall’Italia in ambito europeo e internazionale, quali il Green Deal (2019), Fit for 55 (2021), REpowerEU (2022), SET plan (2023).
Nell’ambito dell’Unione Europea, vi sono di fatto 4 pilastri come Horizon Europe, EURATOM, RFCS e Fondo innovazione 2020-2030, oltre ai vari piani di complemento Life, InvestEU, Connecting Europe Facility e Mission Innovation (quest’ultimo si estende anche extra-UE), che insistono su 6 priorità fondamentali:
- energie rinnovabili;
- sistema energetico intelligente;
- efficienza energetica;
- trasporto sostenibile;
- cattura e stoccaggio CO2;
- sicurezza del nucleare.
A questi si aggiungono alcuni programmi nazionali, come il PNIEC 2.0 e il PNRR (che dedica alla transizione ecologica il 37,5% delle risorse).
A livello regionale, l’Assessore Marcato ha sottolineato gli impegni del piano energetico recentemente approvato in ambito di incremento di utilizzo di energia da rinnovabili, di riduzione della dipendenza energetica e del consumo (obiettivo: meno 15 milioni di tonnellate di CO2 emesse nell’anno), di eventuale implementazione di due “hydrogen valley” in Veneto.
Sono inoltre stati presentati vari aspetti relativi alla ricerca scientifica e all’avanzamento tecnologico, dai metodi di fissazione del carbonio su roccia alle innovazioni geotermiche applicabili, dai nuovi pannelli fotovoltaici alla sperimentazione su batterie di accumulo ferro-zinco (senza utilizzo di litio).
Non è secondario che anche la recentissima “Transizione 5.0“ (il Decreto Attuativo del governo dovrebbe uscire a giorni) sia focalizzata sul risparmio energetico, costituendo così un primo notevole incentivo a cui ne seguiranno di certo altri nei mesi a venire, al fine di migliorare rapidamente gli indicatori di gestione energetica del paese, ed in particolare dei comparti industriale e pubblico della regione Veneto, che ad oggi risulta giocoforza particolarmente “energivora”.
by Redazione | 3 April 2024 | Articoli, Blog
I falsi sono dei prodotti di qualità inferiore all’originale, che lo imitano in un modo più o meno evidente. Tali prodotti vengono venduti all’insaputa dell’azienda proprietaria di quel predetto marchio, con azione illecita che viola le norme in materia di brevetto, copyright e leggi sul marchio registrato. La maggior parte delle fabbriche di vestiti contraffatti sorge nei paesi in via di sviluppo, e in una percentuale tra l’85% e il 95% di tutte le contraffazioni proviene dalla Cina.
I motivi che portano comunque al commercio di capi contraffatti sono principalmente i seguenti:
- La Gen Z predilige la moda come categoria di intrattenimento su cui davvero vale la pena spendere, si pensa che sia moralmente accettabile acquistare e utilizzare beni di lusso falsi.
- La dinamica del fast fashion ha enormemente contribuito a creare la mentalità del “poco valore” e dell’acquisto d’impulso, aumentando sempre più il fenomeno dell’usa e getta legittimando la pratica dell’acquisto di pezzi contraffatti, che proprio perché non di marca, possono avere un ciclo di vita breve come le preferenze dettate dalla moda.
Il mercato del fake dilaga ogni giorno di più e rappresenta una piaga che penalizza fortemente i marchi luxury e high-end streetwear. Ad esempio, Nike è l’azienda più contraffatta al mondo, mentre sembra che Rolex sia il marchio più ricercato da tutti a livello di contraffazione, con ben 228.000 ricerche annuali per “fake Rolex”.
I brand per cercare di contrastare le operazioni dei falsi e per certificare l’originalità del prodotto grazie all’intelligenza artificiale hanno adottato alcune soluzioni, quali ad esempio:
- RFID: inserimento di tag posizionati all’interno o nell’ etichetta del prodotto finito, ha come obiettivo quello di garantire l’autenticità dei prodotti del brand e combattere quindi l’anticontraffazione. L’RFID è la tecnologia di identificazione automatica via radio che consente di rilevare e tracciare oggetti a cui sia applicato un TAG. Al suo interno è contenuto un codice che identifica in maniera univoca l’autenticità di quel prodotto.
- Certilogo: inserimento nei capi di una speciale etichetta con QR code e un Codice numerico a 12 cifre che costituisce l’identità digitale del prodotto. Il cliente con il proprio Smartphone inquadra l’etichetta dove è stampato un QR code univoco irriproducibile dal mercato del falso. In alternativa, si può anche entrare nel sito Certilogo e digitare il codice di 12 cifre manualmente.
- Entrupy: l’app ha come obiettivo fondamentale riconoscere gli accessori falsi ed offrire supporto sia per le aziende che per i consumatori. L’apparato grazie allo zoom ottico amplifica fino a 260 volte le immagini e scruta ciò che non potrebbe essere visto dall’occhio umano, dove gli algoritmi assegneranno un punteggio all’elemento come autentico o non verificato in base alle immagini inviate.
Allo stesso modo anche i consumatori, per essere sicuri di compare un capo originale, devono prestare attenzione ai seguenti elementi:
- Imballaggio fragile o assente: Il packaging dei prodotti griffati sono generalmente di alto valore ed esteticamente belli
- Scarsa qualità dei prodotti e accessori mancanti
- Prezzo di Vendita: se un capo ha un prezzo stracciato è possibile che non sia originale
- Esaminare le Cuciture
- Colla e chiusure
- L’etichetta
- Errori grammaticali
- Loghi difettosi
La contraffazione dei prodotti di lusso resta una problematica importante e molto attuale che non è da sottovalutare. Gli strumenti per combattere il fake ci sono, si tratta di adattarli ad un mercato in continua evoluzione.
by Redazione | 27 March 2024 | Articoli, Blog
Una blockchain è una catena di record ordinati chiamati blocchi, dotata di un registro sicuro e inalterabile che, sin dai suoi esordi, ha trasformato il modo in cui si accede ai dati e come essi si strutturano. Ogni blocco contiene i dati di una transazione, un timestamp e un numero esadecimale che funge da hashtag crittografico. Questi blocchi sono collegati tra loro in modo cronologico e sicuro, creando una catena, da cui il nome “blockchain”. Essa opera su una rete decentralizzata di dispositivi chiamati nodi, ognuno dei quali conserva una copia dell’intera catena. Le transazioni sono protette tramite tecniche crittografiche e sono praticamente immutabili.
Oltre al suo impatto economico e informativo, la blockchain ha però anche il potenziale per accelerare lo sviluppo sostenibile. Il registro trasparente e inalterabile della blockchain la rende ideale per registrare dati accurati sulla sostenibilità per investitori attenti all’ambiente, alla sostenibilità e alla governance (ESG).
La blockchain ha creato il mercato delle criptovalute per miliardi di dollari, ma per farlo ha inizialmente richiesto un massiccio consumo di energia. Nel 2019, l’impronta di carbonio di Bitcoin ha eguagliato quella della Svizzera. Riconoscendo questa tendenza, si è iniziato a lavorare per rendere la blockchain una tecnologia ecologicamente sostenibile, mediante architetture energicamente meno esose, interventi legislativi, utilizzo di energie rinnovabili e nuove tecnologie. Man mano che la blockchain stessa è diventata più sostenibile, gli osservatori hanno iniziato a sperimentare idee su come la tecnologia potrebbe aiutare a far avanzare un’agenda sostenibile in modi pratici.
Alcuni esempi di applicazioni per la sostenibilità ambientale tramite blockchain:
- Monitoraggio dell’impronta di carbonio
- Trasparenza della catena di fornitura
- Gestione dei rifiuti
- Investimenti verdi tokenizzati
- Organizzazioni autonome decentralizzate
- Tracciabilità e gestione delle risorse naturali
- Città intelligenti e infrastrutture sostenibili che ottimizzano l’uso dell’energia, la gestione dei rifiuti e i trasporti
Alcuni esempi di applicazioni per la sostenibilità sociale tramite blockchain:
- Identità digitale e passaporto digitale
- Trasparenza della catena di fornitura
- Inclusione finanziaria
- Elezioni e governance trasparenti e sicure
Queste ed altre applicazioni potranno presto essere di supporto a fini di aumentare la fiducia verso organizzazioni pubbliche e private, la loro trasparenza e, in particolare, l’affidabilità di meccanismi di tracciabilità. L’immutabilità del registro distribuito nello spazio finanziario è inoltre un modello di come i parametri ESG possono essere mantenuti oltre confine, attraverso una catena di fornitura e attraverso diversi settori, fornendo misurazioni necessarie, in particolare relative all’impronta di carbonio delle attività, per affrontare il cambiamento climatico con strumenti quantitativi. Una maggiore visibilità sull’utilizzo dell’energia non solo nei comparti industriali ma nelle città, quartieri e case aiuterà i servizi pubblici a coordinarsi con più fonti rinnovabili. Infine la blockchain può essere di supporto ai “green bond”, al carbon trading ed a soluzioni come i pagamenti peer-to-peer.
Un registro distribuito può aiutare le aziende a misurare l’impatto della propria attività sull’ambiente, fino alla fonte di energia che alimenta un impianto, e a sapere che i propri dati sono immutabili e veritieri. Inoltre la tecnologia blockchain può tracciare tutta la catena di approvvigionamento per garantire la qualità e condividere dati accurati con i consumatori. Ciò rende disponibili registrazioni dell’impatto in tempo reale a consumatori, investitori e regolatori, oltre a consentire a tutte le parti di monitorare facilmente gli standard e automatizzare il reporting di conformità.
by Redazione | 7 February 2024 | Articoli, Blog
L’avvento della tecnologia, dei nuovi mezzi di comunicazione ed il processo di globalizzazione hanno determinato il sorgere di un nuovo scenario competitivo tra le diverse aziende, alimentando, in un certo senso il fenomeno del co-branding.
Il co-branding è di fatto una collaborazione temporanea tra più brand, tesa a lanciare un prodotto figlio di questa unione. Si tratta di realtà già conosciute e riconoscibili dal pubblico, che possono così comunicare senza influenzare l’identità di marca. È caratterizzato da una prima marca definita ospitante o accogliente; mentre l’altro brand viene chiamato invitato o secondario. Tale contratto è caratterizzato da una significativa area di rischio, coinvolgendo elementi sensibili dell’impresa.
È possibile distinguere diverse tipologie di co-branding: funzionale e simbolico, esclusivo e non esclusivo. Il co-branding funzionale prevede l’indicazione sul prodotto di due o più marchi utilizzati nella realizzazione del prodotto medesimo. L’impresa titolare del brand ospitante stipula un contratto con un partner avente lo scopo di far figurare sul prodotto, un marchio esterno alla categoria in cui il prodotto stesso si trova. Il product base co-branding costituisce una forma più intensa di collaborazione tra i due o più brand. I due o più marchi vengono combinati, creando un unico prodotto distintivo.
Nel mondo della moda l’attività di co-branding è sempre più comune soprattutto per aumentare l’audience, essere più creativi e rinnovare il brand dandogli un apporto sempre più innovativo e al passo con i tempi. Alcuni esempi di co-branding che hanno avuto successo nell’ultimo periodo sono i seguenti:
- Diesel x Diesel: fake smile: Nel 2021 il brand propone una capsule collection composta da 24 capi iconici rubati dall’archivio del brand e riadattati allo stile e alle esigenze dell’epoca attuale per creare un collegamento tra il passato e presente. A celebrare questa collezione la campagna “Fake Smiles” dove per fake si intende “esagerazione”, con un taglio di ironia la capsule rappresenta una frecciatina alle mille collaborazioni che dominano l’industria della moda. Collaborando con se stessa, Diesel X Diesel rievoca non solo un sentimento nostalgico della propria Heritage passata ma rileva anche la propria capacità di far leva sul suo stesso marrchio creando un prodotto che nella mente del consumatore, proprio per la strategia controtendenza, si posiziona al di sopra delle usuali collaborazioni ricercate dagli altri brand.
- Supreme x Luis Vuitton: La collaborazione tra Louis Vuitton e Supreme è stata una delle partnership più sorprendenti e influenti nel mondo della moda di lusso. La notizia ha generato un’enorme attesa e ha suscitato un grande interesse da parte degli appassionati di moda e degli amanti dello streetwear. La collaborazione ha presentato una vasta gamma di prodotti, tra cui borse, accessori, abbigliamento e scarpe. I classici motivi del monogramma di Louis Vuitton sono stati combinati con il logo iconico di Supreme, creando un’estetica unica che ha reso riconoscibili i prodotti della collaborazione. La collezione è stata distribuita in modo molto esclusivo. Inizialmente, è stata disponibile solo in selezionate boutique Louis Vuitton e presso alcuni pop-up store temporanei. Questa strategia di distribuzione limitata ha contribuito ad accrescere l’aspettativa e la richiesta dei prodotti.
Il contratto di co-branding, nella maggior parte dei casi, rappresenta una strategia di marketing vincente, che consente alle aziende la possibilità di creare, attraverso la fusione dei loro marchi, un’esperienza unica nel mercato. Nella società attuale, caratterizzata da una competitività sempre più spinta, il contratto di co-branding rappresenta senz’altro una soluzione sempre più utilizzata e scelta per la sua estrema duttilità anche in considerazione della reale capacità di “attrarre” nuova clientela e giungere con estrema efficacia e con maggiore impatto nel mercato del fashion.
by Redazione | 24 January 2024 | Articoli, Blog
Il tenore di vita è aumentato a livello globale e il consumo di prodotti è in costante crescita. I passaporti digitali dei prodotti sono una soluzione proposta per incentivare una produzione più sostenibile, modelli commerciali circolari e decisioni di acquisto ben informate.
Il 30 marzo 2022, la Commissione europea ha proposto un pacchetto di misure legislative nell’ambito del Green Deal europeo e del Piano d’azione per l’economia circolare (CEAP). Il pacchetto legislativo mira a rendere quasi tutti i beni fisici nell’UE, compresi i prodotti Elettrici Elettronici (EE), più sostenibili, circolari ed efficienti dal punto di vista energetico durante il loro ciclo di vita.
Lo scopo di un passaporto di prodotto è quello di raccogliere dati su un prodotto e sulla sua catena di fornitura e rendere disponibili queste informazioni in modo che tutti gli stakeholder, compresi i consumatori, possano comprendere meglio i prodotti che utilizzano e il loro impatto. Questa maggiore disponibilità e tracciabilità dei dati intende facilitare la transizione verso un’economia circolare. La sua base è la blockchain, una tecnologia decentralizzata che mira a garantire che tali dati siano sicuri e facilmente accessibili all’utente finale. I dati sono accessibili tramite un’etichetta di cura, codice QR o codice a barre, che il cliente può scansionare per visualizzare le informazioni fornite.
Le categorie che il Dpp presenterà include le informazioni generali sul prodotto, quali l’Id, il peso, lo stabilimento di produzione e i numeri di riferimento, e la fonte, che si riferisce al tipo di materia prima utilizzata per la creazione del prodotto e alla sua origine.
Le principali aree in cui i passaporti di prodotto sono destinati a fare la differenza sono:
- Produzione più sostenibile, ovvero “Aumentare l’efficienza dei materiali e dell’energia, prolungare la vita dei prodotti e ottimizzarne l’uso”.
- Modelli di business circolari, ovvero “Consentire alle aziende di implementare modelli di business basati su servizi e riparazioni”.
- Decisioni di acquisto ben informate, ovvero “Aiutare i consumatori a fare scelte più sostenibili e a monitorare il loro impatto”.
- Verificare la conformità agli obblighi di legge, ovvero “Gestire una registrazione a livello europeo degli standard e delle certificazioni che un prodotto soddisfa”.
Le capitali europee, le imprese e le società civili si sono espresse positivamente sull’introduzione del passaporto digitale per una vasta gamma di prodotti. Tuttavia, molti hanno segnalato preoccupazioni riguardo alle categorie che potranno accedere ai diversi livelli di informazioni.
Un esempio concreto di applicazione del passaporto digitale del prodotto lo possiamo riscontrare nei prodotti sinuose borsette Spiral Curve 01 e 02, realizzate dall’azienda Mugler. Mugler, maison francese del lusso fondata dal visionario Thierry, ha dotato alcuni accessori di DPP, leggibile dagli acquirenti scansionando un QR code, collocato sul retro della tasca interna della borsa. I clienti Mugler che acquisteranno il prodotto verrà anche dato accesso a offerte e servizi esclusivi. L’amministratore delegato di Mugler vuole di fatto trasformare un vincolo governativo in una grande opportunità. Un processo niente affatto facile, perché per poterlo attuare le aziende potrebbero dover effettuare investimenti tecnologici, ripensare i processi e formare e allineare un gran numero di persone nella creazione di DPP per tutti i prodotti che potrebbero essere interessati. La moda è uno dei settori più inquinanti del mondo, ma questo nuovo Digital ID mostra come il business sia impegnato in un cambiamento significativo e misurabile.
by Redazione | 14 December 2023 | Articoli, Blog
L’apprendimento informale avviene durante le attività quotidiane e consiste nell’imparare facendo direttamente il lavoro sul campo, formula chiamata learning by doing. Consente alle persone di accrescere spontaneamente la propria maturità e di implementare, con spontaneità e naturalezza, grazie alla partecipazione “in prima persona”, le proprie conoscenze. Stimola e dà spazio al bisogno di partecipazione attiva e di espressione delle proprie opinioni. Avvicinare il setting e le modalità educative a quelle esperienziali della vita quotidiana contribuisce allo sviluppo personale dell’individuo, al loro inserimento sociale e introduce l’abitudine alla cittadinanza attiva. Il processo di apprendimento, quindi, non avviene tramite spiegazione diretta da parte di un insegnante, come accade nel metodo formale, ma si realizza attraverso l’azione e la sperimentazione in prima persona di nuove situazioni, compiti e ruoli.
A partire dagli anni ‘60, in America e nell’Europa scandinava, i fattori che permisero lo sviluppo di questa metodologia furono due: il primo fu l’elevato costo dei sistemi scolastici, dovuto alla grande richiesta di servizi educativi, mentre il secondo fattore fu la consapevolezza, diffusa soprattutto nei paesi del nord Europa, che la scuola doveva essere solo uno dei diversi metodi formativi presenti nella società. La Commissione Europea ha deciso di dare molto valore a questo tema, tanto che nel 2002 ne ha largamente parlato all’interno del Libro bianco (“White Paper”), un documento ufficiale dedicato a “un nuovo impulso per la gioventù europea”.
Tra le metodologie principali troviamo:
- La Gamification, che deriva dalla parola “game” e viene definito come un insieme di regole mutuate dal mondo dei videogiochi. Ha l’obiettivo di applicare meccaniche ludiche ad attività che non hanno direttamente a che fare con il gioco, ad esempio il mondo del lavoro. In questo modo è possibile influenzare e modificare il comportamento delle persone, favorendo la nascita ed il consolidamento di interesse attivo da parte degli utenti coinvolti verso il messaggio che si è scelto di comunicare, sia all’incremento di performance personali o più in generale alle performance d’impresa. La Gamification si pensa che possa essere una soluzione per rendere il lavoro dei dipendenti molto più coinvolgente e stimolante, ed è visto come strumento capace di aumentare le performance.
- Il World Café è un metodo semplice ed efficace nel dar vita a conversazioni informali, vivaci e costruttive, su questioni e temi che riguardano la vita di un’organizzazione o di una comunità. Particolarmente utile per stimolare la creatività e la partecipazione. Gli incontri informali tra le persone (le conversazioni nei bar, nei salotti, dal barbiere, ecc.) sono stati storicamente opportunità di scambio, partecipazione e apprendimento, nonché di preparazione all’azione sociale.
- LEGO® Serious play è una metodologia di facilitazione non formale orientata al confronto in contesti di collaborazione. Attraverso l’uso dei mattoncini LEGO, impiegati come strumento rappresentativo e metaforico, la metodologia supporta gruppi di lavoro in una riflessione su un tema comune che conduca a concrete assunzioni di responsabilità condivise.
Un approccio bottom-up, dal basso verso l’alto, prevede che l’attività educativa avvenga nell’interesse degli individui che sono chiamati a partecipare all’organizzazione e alla progettazione delle attività. Una maggiore responsabilità per le persone che dà la possibilità di capire e, se necessario, cambiare la struttura sociale intorno a loro. I risultati dell’educazione non formale sono evidenziati dal livello della crescita personale dei partecipanti, dalla consapevolezza sui temi trattati, dalla valutazione dei propri risultati di apprendimento, dalla capacità di applicarli ad altri contesti, dalla motivazione, dalle abilità e dalle competenze trasversali.